La pedagogia positivista in Italia
In Italia, la cultura positivista giunse con un certo ritardo; a rallentare questo fenomeno contribuirono la mancanza dello sviluppo industriale e la diffusione dogmatica dell'ideologia, con la riduzione dell'uomo ad un puro e semplice fenomeno della natura. Infatti, il positivismo conseguì meriti in seguito alla modernizzazione dello Stato unitario, il quale portò ad un aggiornamento della cultura e all'ampiamente dei campi del sapere. Nell'ultima parte del XIX secolo si verificò un notevole sviluppo delle scienze scoiali e degli studi politici come l'economia. Le teorie dell'evoluzionismo diedero nuovo impulso a discipline come antropologia e criminologia, in particolare grazie a Cesare Lombroso. I risultati degli studi scientifici vennero utilizzati per combattere i pregiudizi ed ignoranza, e per migliorare le condizioni vita: l'obbiettivo era quello di creare una felicità generale, come aveva teorizzato John Stuart Mill e la scuola utilitaristica.
Grande attenzione fu riservata all'educazione, alla quale venne affidata la costruzione di quella società moderna che avrebbe dovuto essere basata su principi diversi dalle prevalenti tendenze spiritualistiche. Con Carlo Cattaneo erano emerse alcune rivalorizzazioni dell'illuminismo. Ma furono i positivisti a gettare le basi della svolta sperimentale della pedagogia.
Nonostante questa spinta alla scienza non vennero screditati i licei classici, visti come eccellente base per una formazione tecnica futura, poiché dediti all'insegnamento del lavoro ben fatto.
IL SELF HELPISMO
Nel 1865 comparve Italia il libro del giornalista e scrittore scozzese Samuel Smiles, il quale affermava che il raggiungimento di uno status sociale elevato doveva passare necessariamente per un cambiamento di mentalità in positivo. Per raggiungere questo obbiettivo è necessario il self-helpismo, poiché in grado affermare le qualità di ognuno e di vincere gli ostacoli; o meglio, di volgere gli ostali a proprio vantaggio.
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